Le Mostre d'arte contemporanea di Torre Pellice
1949- 1991
© Archivio Scroppo Torino
Il 27 agosto 1949 inaugura a Torre Pellice, presso il Collegio Valdese, la Iª Mostra d’arte contemporanea, ideata e realizzata dall’artista e critico Filippo Scroppo in collaborazione con Albino Galvano e Leopoldo Bertolé. È la prima delle 41 rassegne d’arte che si svolgeranno ininterrotte fino al 1991. Torre Pellice diviene un polo attrattivo per le ricerche artistiche emergenti di ambito nazionale con diverse incursioni internazionali.
La Mostra annuale − insieme all’estemporanea Autunno pittorico (1959-1964) e al Premio nazionale del disegno (1963-1990), riservato ai giovani artisti − rappresenta l’origine della formazione di un nucleo permanente di opere. Attraverso il costante impegno di Scroppo e la munificenza di artisti, collezionisti e galleristi la collezione artistica si amplia e nel 1975 l’amministrazione comunale istituisce la Civica Galleria d’arte contemporanea. Eredi della volontà di Scroppo, nel 1994, i membri dell’Associazione Amici della Civica Galleria d’arte contemporanea di Torre Pellice (1992-1996), ottengono una sede stabile che ha permesso la valorizzazione del patrimonio museale e la ripresa degli eventi espositivi susseguitisi con continuità fino ad oggi.
Le prime edizioni della Mostra d’arte contemporanea di Torre Pellice pur presentando maestri italiani come Carlo Carrà, Giorgio De Chirico, Filippo De Pisis, Giorgio Morandi, Mario Sironi o pittori ottocenteschi (nel 1951), compiono altresì una puntuale ricognizione delle nuove correnti artistiche su scala nazionale.
Una parte degli esponenti del Fronte Nuovo delle Arti è presente nel 1949 (Renato Birolli, Ennio Morlotti, Giulio Turcato, Emilio Vedova). Agli astrattisti romani del Gruppo Forma (Carla Accardi, Piero Dorazio, Achille Perilli, Antonio Sanfilippo) si affiancano, nel 1950, alcuni rappresentanti milanesi del Movimento Arte Concreta (Gillo Dorfles, Bruno Munari, Atanasio Soldati). Nel 1951 espongono, tra gli altri, Mario Ballocco e Alberto Burri (Origine) e Afro Basaldella, Renato Birolli e Mattia Moreni (Gruppo degli Otto).
Un dialogo dinamico tra pittura astratta e musica contemporanea viene formulato nelle edizioni del 1950-1951. Il musicologo Massimo Mila promuove a Torre Pellice un ciclo di concerti di musica classica novecentesca dove sono eseguite composizioni di: Alban Berg, Alfredo Casella, Giorgio Federico Ghedini, Paul Hindemith, Gian Francesco Malipiero, Dimitrij Šostakovic, Igor Stravinskij.
In linea con l’apertura di Torino all’arte d’oltralpe, tramite le rassegne Pittori d’oggi.
Francia – Italia (1951-1961), anche a Torre Pellice, tra il 1953 e il 1955, l’arte francese diventa protagonista con maestri già storicizzati (Braque, Chagall, Leger, Matisse, Mirò, Picasso) e con le nuove proposte dell’École de Paris emerse negli anni Quaranta.
Nel dopoguerra Felice Casorati e allievi (Gigi Chessa, Nicola Galante, Carlo Levi, Francesco Menzio, Enrico Paulucci) rivestono un ruolo ancora piuttosto influente all’interno dell’ambiente culturale torinese. Si affacciano però sulla scena artistica i nuovi nomi di Franco Garelli, Piero Martina, Umberto Mastroianni e Luigi Spazzapan. In direzione astratto-concreta si muovono invece Annibale Biglione, Albino Galvano, Paola Levi Montalcini, Adriano Parisot, Carol Rama e Filippo Scroppo che fondano nel 1952 la sezione torinese del Movimento Arte Concreta.
L’iniziale comitato artistico delle mostre torresi (Scroppo, Galvano, Bertolé) nel 1950 include anche il critico Luigi Carluccio e l’Associazione internazionale Art Club si fa promotrice della rassegna (fino al 1959) insieme all’ente Pro Torre Pellice.
Dalla seconda edizione la Mostra d’arte contemporanea è patrocinata da un comitato d’onore di assoluto rilievo: Franco Antonicelli, Felice Casorati, Noemi Gabrielli, Josef Jarema, Luigi Mallè, Corrado Maltese, Massimo Mila, Carlo Mollino, Adriano Olivetti, Enrico Prampolini e Vittorio Viale.
L’aggiornamento sulla pittura francese prosegue ancora nel 1954-1955 per poi terminare. Costante è la partecipazione dei maestri italiani, di Felice Casorati e allievi e dal 1956 al 1962 una sezione è dedicata alle arti applicate.
In continuità con la situazione artistica italiana e torinese Torre Pellice accoglie la lunga stagione dell’Informale: pochi gli epigoni italiani (Pompilio Mandelli, Ennio Morlotti, Sergio Vacchi), ampiamente rappresentati, dal 1955, sono gli esponenti piemontesi.
Si tratta di Nino Aimone, Francesco Casorati, Mauro Chessa, Mario Merz, Piero Ruggeri, Sergio Saroni, Giacomo Soffiantino e Francesco Tabusso, ai quali si aggiungono anche altri artisti di area informale come Franco Assetto, Antonio Carena, Sandro Cherchi, Pinot Gallizio, Franco Garelli, Piero Rambaudi, Piero Simondo e i pittori che hanno abbandonato le ricerche astratto-concrete (Biglione, Galvano, Levi Montalcini, Parisot, Carol Rama, Scroppo).
Di grande rilevanza sono le presenze di Lucio Fontana, di Giò e Arnaldo Pomodoro nel 1957-1958 e di artisti internazionali tra il 1961-1962: Alberto Giacometti, Hans Hartung, Asger Jorn, Georges Mathieu, Sebastian Matta e Wols. Le partecipazioni straniere a Torre Pellice sono comprensibili se si considera l’orientamento verso l’arte internazionale che Torino intraprende dalla metà degli anni Cinquanta.
Nel 1959 su idea di Filippo Scroppo si svolge l’estemporanea Autunno pittorico (saltuarie sono le successive edizioni fino al 1964) alla quale i pittori torinesi partecipanti ritraggono paesaggi della val Pellice e ne fanno dono al fine di costituire un nucleo stabile di opere per la fruizione collettiva.
Dal 1960 la linea espositiva delle Mostre include anche sale dedicate a personali: Filippo Scroppo e Albino Galvano (1960), Antonio Carena (1961), Nino Aimone e Pompilio Mandelli (1962).
Proseguono le collaborazioni dei critici alle rassegne, si segnalano: Piero Bargis, Francesco De Bartolomeis, Angelo Dragone, Renzo Guasco ed Edoardo Sanguineti.
Intorno alla metà degli anni Sessanta si assiste alla crisi dell’Informale ed emergono tendenze più fredde e oggettuali: i cosiddetti “nuovi realismi” e l’arte pop.
L’interesse dell’ambiente torinese per la Pop-art italiana e internazionale ha echi anche a Torre Pellice, dove fino alla fine degli anni Sessanta viene documentato lo scenario pop piemontese ricomprendente artisti quali: Giorgio Bonelli, Antonio Carena, Beppe Devalle, Gallina, Duilio Gambino, Piero Gilardi, Ezio Gribaudo, Aldo Mondino, Ugo Nespolo e Michelangelo Pistoletto.
La rassegna del 1963 è l’edizione con la maggior presenza di artisti stranieri: dagli informali Norman Bluhm, Jean Fautrier, Georges Mathieu, Cy Twombly, a Christo e Cesar. Tra gli altri rappresentanti della stagione post-informale si ricordano: Arman, Enrico Baj, Agostino Bonalumi, Enrico Castellani, Mimmo Rotella, Mario Schifano e Robert Rauschenberg.
Nel 1963 a Torre Pellice s’inaugura il primo Premio Nazionale del disegno, una rassegna biennale (organizzata dai critici d’arte Galvano, Dragone, Carluccio e Scroppo) dedicata alla valorizzazione di giovani artisti e rivolta al medium del disegno. Consterà di undici edizioni fino al 1990.
La formula delle esposizioni monografiche che affiancano la collettiva annuale seguita ampliandosi: Felice Casorati (1963), Umberto Mastroianni e Franco Garelli (1964), Giacomo Soffiantino e Piero Martina (1967), Albino Galvano e Luigi Veronesi (1968), Lucio Fontana, Gino Gorza e Piero Ruggeri (1969).
Se l’Arte povera in quel periodo sceglie Torino come centro operativo, il suo raggio d’azione si estende a Torre Pellice solo per un breve exploit. Nel 1969, al IV Premio Nazionale del disegno, sono presenti i poveristi Jannis Kounellis, Giulio Paolini, Gianni Piacentino e Gilberto Zorio.
Le voci dei critici si amplificano con le nuove firme di: Paolo Fossati, Corrado Maltese, Aldo Passoni, Mila Pistoi e Marco Valsecchi.
Nel 1970 la Mostra d’arte muta l’impostazione espositiva: si sviluppano progetti curatoriali specifici dedicati a movimenti artistici già affermati (L’avanguardia astratta a Torino 1947 – 1954, nel 1971 e Il futurismo torinese tra le due guerre, nel 1976) e all’arte emergente.
Prosegue invece la tradizione delle mostre monografiche; tra le più significative fino al 1979: Giulio Turcato (1971), Luigi Veronesi (1972), Albino Galvano e Filippo Scroppo (1974), Emilio Vedova (1975), Marcolino Gandini (1977), Riccardo Cordero (1978).
È del 1970 il resoconto di Mirella Bandini sulle correnti torinesi riconducibili all’Arte programmata che a partire dalla metà degli anni Sessanta affiancano il Pop. D’impostazione razionalista e di vocazione tecnico-scientifica sono le ricerche visuali di: Sandro De Alexandris, Piero Fogliati, Gino Gorza, Arrigo Lora-Totino, Giorgio Nelva, Renaldo Nuzzolese, Claudio Rotta-Loria, Beppe Sesia e Mario Surbone.
L’anno successivo un’ulteriore analisi sul Pop torinese è formulata da Giorgio Brizio, mentre nel 1972 Giovanni Romano presenta Giovanni Anselmo, Giulio Paolini, Beppe Devalle e Pietro Gallina.
Nel 1973 e nel1975 vengono messi a fuoco da Paolo Levi l’impegno politico e la coscienza civile di artisti dalla vigilia del Sessantotto al post.
Al 1976 risale il primo approfondimento sulla Pittura analitica, elaborato da Mirella Bandini, che vede in Giorgio Griffa e Marco Gastini i più rilevanti esponenti piemontesi di questo nuovo approccio pittorico. Successivi sono i progetti sullo stesso tema con estensioni al concettuale e alla poesia visiva a cura di Giorgio Brizio (1977) e Marisa Vescovo (1979).
L’unico appuntamento del decennio portatore di una visione extranazionale è dedicato alla Body art (1974). Una mostra fotografica testimonia i lavori e le performance di artisti quali: Vito Acconci, Giorgio Ciam, Gino de Dominicis, Gilbert & George, Urs Lüthi, Hermann Nitsch, Luigi Ontani, Gina Pane, Giuseppe Penone, Ben Vautier.
Tra le presenze più rilevanti del Premio Nazionale del Disegno negli anni Settanta si menzionano Pier Paolo Calzolari, Mario Ceroli, Giorgio Ciam, Luigi Mainolfi, Giuseppe Penone, Remo Salvadori, Salvo e i principali protagonisti della Transavanguardia: Sandro Chia, Francesco Clemente e Nicola de Maria. I curatori sono: Paride Chiapatti (1973), Silvana Pettenati (1975), Rosanna Maggio Serra (1977) e Piergiorgio Dragone (1979).
Gli anni Ottanta costituiscono la fase conclusiva del ciclo di rassegne di Torre Pellice. La linea espositiva si assesta sul modello già consolidato nel decennio precedente.
Nel 1980 l’estesa antologica offre una scelta di artisti che si sono avvicendati nel trentennio di mostre, mentre i lavori di Vito Acconci, Joseph Beuys, Franco Fontana, Luigi Ghirri, Ray Johnson, Sol LeWitt sono esposti nella sezione Mail Art.
L’anno successivo quattro sale sono destinate alle personali di Annibale Biglione, Giorgio Griffa, Bruno Martinazzi e Francesco Casorati.
Tre ampie retrospettive sono proposte nel 1982, 1984 e 1985: una rassegna monografica sul Movimento Arte Concreta, un’antologica dedicata a Filippo Scroppo e la commemorazione di Paolo Paschetto, pittore, incisore e illustratore valdese, nel centenario della nascita.
Nell’esposizione del 1986, intitolata alla Civica Galleria d’arte contemporanea di Torre Pellice, le quasi trecento opere della collezione della Galleria comunale (istituita nel 1975) sono rese fruibili al pubblico nella loro unità. A condividere con Torre Pellice il consimile onere di aver saputo creare una raccolta di alto valore qualitativo nella realtà della provincia è la Civica Galleria d’arte moderna di Gallarate (sorta a grazie al Premio Nazionale Arti Visive fondato nel 1949), la cui collezione d’arte è documentata nell’edizione del 1988.
Non sono assenti in questo periodo ultimo alcuni appuntamenti rivolti alla tempestiva informazione nel campo della ricerca artistica, ideati dai critici Lucio Cabutti ed Edoardo di Mauro.
A ripercorrere il filone più sperimentale delle rassegne torresi è La caverna elettronica (1987), incentrata sulla Video Art. Espongono Maurizio Camerani, Giorgio Cattani, Fabrizio Plessi, e i gruppi, Correnti Magnetiche, Intercity, Plumcake, Studio Azzurro e il Centro Videoarte di Palazzo dei Diamanti. Una sezione a parte segnala tra gli altri: Gianantonio Abate e Marco Lodola (esponenti del Nuovo Futurismo) e Thorsten Kirchhoff.
Il naturale proseguimento su questa linea informativa è rappresentato da Il linguaggio simulato: concettuale e archetronico in Italia negli anni ’90 (1989), momento di ricerca sulla ripresa dell’Arte concettuale.
Le edizioni del Premio Nazionale del disegno del 1981 e del 1990 sono affidate ai critici Mirella Bandini, Lucio Cabutti, Piergiorgio Dragone, Rosanna Maggio Serra, Pino Mantovani, Riccardo Passoni e Francesco Poli. Partecipano le figure di spicco della scena artistica torinese degli anni Ottanta: Salvatore Astore, Ermanno Barovero, Mauro Biffaro, Botto & Bruno, Angiola Gatti, Ferdi Giardini, Andrea Massaioli e Sergio Ragalzi.
Con l’ultima edizione dell’estemporanea Autunno Pittorico, nel 1991, termina il quarantennio espositivo delle Mostre d’arte contemporanea.